



Legge intelligenza artificiale: entrano in vigore alcune prescrizioni della Legge 23 settembre 2025, n. 132 (“Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”). La novità non è di poco conto: la legge rappresenta il primo tentativo organico dell’Italia di dotarsi di una disciplina nazionale sull’IA, inserendosi all’interno del quadro delineato dall’AI Act europeo, senza tuttavia limitarsi a recepire passivamente i principi comunitari.
Una caratteristica fondamentale della L. 132/2025 è la sua natura “quadrista”: contiene principi e linee guida generali, ma lascia al Governo il compito di definire i dettagli tecnici attraverso decreti legislativi entro dodici mesi dall’entrata in vigore.
Questo doppio livello – principi generali e deleghe tecniche – ha vantaggi e rischi. Da un lato consente di introdurre subito un assetto normativo nazionale, dall’altro rinvia alle fasi successive la regolamentazione operativa delle parti più complesse: la definizione dei criteri di adeguamento per professionisti e aziende.
La legge 132/2025 non si pone in sostituzione dell’AI Act europeo (Regolamento (UE) 2024/1689), ma come complemento e armonizzazione nel contesto italiano: i sistemi IA e i relativi obblighi continueranno a seguire la classificazione basata sul rischio prevista dal Regolamento Europeo, mentre la legge nazionale interviene in settori specifici e definisce garanzie aggiuntive.
Questo è il principio centrale della legge sull’intelligenza artificiale: l’innovazione è incoraggiata, ma non a scapito della discrezionalità, del giudizio umano e della responsabilità del professionista e dell’azienda.
La legge prende in considerazione vari ambiti strategici:
La legge afferma una serie di principi cardine che devono essere rispettati da tutti gli operatori:
Questi principi si pongono come barriere contro un’applicazione indiscriminata dell’IA e rappresentano il cuore etico della normativa.
Una delle peculiarità più rilevanti della legge è la trasversalità con le questioni di diritto penale: è introdotto l’articolo 612-quater nel Codice Penale, che sanziona la diffusione illecita di immagini, video o voci falsificati mediante IA, quando ciò causi un danno ingiusto. Il reato è punito con pena da 1 a 5 anni.
Sul fronte del diritto d’autore, la legge estende la protezione anche alle opere dell’ingegno (tutela del diritto d’autore) create con l’ausilio dell’IA, a condizione che possiedano un originale contributo intellettuale umano. Questo innesta una forte riflessione sul confine tra apporto umano e generazione automatica.
Ad oggi, la Legge n. 132/2025 segna un passo significativo per l’Italia nel panorama delle politiche pubbliche sull’intelligenza artificiale: non semplicemente un adeguamento all’Europa, ma una scelta di principio che afferma il ruolo centrale dell’uomo, della responsabilità e dei diritti nella convivenza con sistemi intelligenti. Molte delle questioni più delicate restano affidate ai decreti legislativi che sono in arrivo nei prossimi mesi.
Per i professionisti occorre alzare il livello di attenzione rispetto alle linee di principio che poi si trasformeranno in azioni concrete per la conformità normativa. Il primo passo operativo da fare è nella direzione della consapevolezza e per questo motivo diventa necessaria la formazione dei dipendenti sull’uso corretto e sicuro delle tecnologie di IA, al fine di garantire conformità alle normative e ridurre i rischi organizzativi, legali e reputazionali.